L’artista predilige un linguaggio plasmato dalle mani, fortemente denso, materico, attraverso il quale inscenare l’eterno gioco della relazione. La relazione tra un soggetto che parla, ed un soggetto che ascolta, che si scambiano di ruolo, incessantemente, in una giostra di equilibri in perenne mutamento…
Viene meno quel modo un po’ autoreferenziale, ed un po’ narcisistico con cui siamo abituati a pensare alla “comunicazione”, termine talmente usato da essere abusato e svuotato di significato concreto e di esperienza.
Ecco che qui la relazione ritrova un suo senso profondo di percorso, processo imprevedibile e che si gioca momento per momento, che richiede presenza a sé e all’altro, che non garantisce alcun successo e che anzi procede di pari passo al rischio del fallimento, e legittima, finalmente, anche la possibilità del fallimento.
Relazione che incessantemente sprigiona energie, che possono curare e insieme approfondire le ferite del cuore, ma che, di certo, non ci lascia uguali a come eravamo prima di entrarvi. E comunque, volenti o nolenti, non possiamo fare a meno di entrarvi… Forse abbiamo solo quel margine di libertà per decidere come… ed è quel margine, infinitesimale, che fa la differenza.”